I disturbi specifici dell’apprendimento: DSA.

Definire i disturbi dell’apprendimento come la dislessia non è cosa facile, e infatti nel corso del tempo sono state date molte e diverse definizioni, ognuna sulla base dei differenti parametri presi come riferimento.
Oggi si considera disturbo specifico dell’apprendimento (abbreviato in DSA in italiano, “specific learning disorder” nell’espressione inglese) un “disordine” che si riferisce a un gruppo eterogeneo di condizioni che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità in diversi ambiti, quali la lettura (dislessia), la scrittura (disgrafia e disortografia), il calcolo (discalculia), non causato da deficit sensoriali, ritardo mentale o svantaggio socioculturale.

Questi disordini possono essere presenti lungo l’intero arco della vita. È importante ribadire che non si tratta di una “malattia” o di difficoltà attribuibili a una limitazione degli organi di senso, a un ritardo mentale o a condizioni ambientali sfavorevoli, ma a una “neurodiversità”, ovvero un modo diverso con il quale il cervello di una persona “lavora” durante il processo di lettura, scrittura e calcolo rispetto a quella che viene definita la norma.

La dislessia.

La lettura è un processo il cui scopo è la comprensione del testo scritto, che si realizza quando la persona riesce a ricostruire una rappresentazione mentale che ricava da una serie di elementi linguistici scritti.
Un bambino che presenta un disturbo specifico della decodifica del testo, ovvero una dislessia, mostra una lettura lenta e compie errori caratteristici di decodifica, confondendo lettere simili, invertendo l’ordine delle lettere o delle sillabe o aggiungendone o omettendone altre. I parametri che vengono considerati per valutare la dislessia sono infatti quelli che riguardano la velocità di lettura (o rapidità) e l’accuratezza (ovvero il numero di errori commessi nella lettura).

Il bambino dislessico molto spesso presenta contemporaneamente anche un disturbo di scrittura; può inoltre far confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali e aver difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie e nella capacità di attenzione e di concentrazione.
Gli studenti con dislessia fanno fatica a memorizzare le informazioni e ad automatizzare alcuni processi. Ciò spesso ingenera un atteggiamento di sfiducia e talvolta “di rinuncia” di fronte alla loro difficoltà, portandoli a mettere in atto atteggiamenti non sempre funzionali alla loro espressione e comportamento. Da considerare, infatti, l’alto livello di frustrazione e i dubbi sul proprio livello intellettivo che un bambino può subire, compreso l’affaticamento che ciò comporta. È infatti ormai riconosciuto che demoralizzazione, scarsa autostima e deficit nelle capacità sociali possono essere associati ai disturbi dell’apprendimento. Tratto ricorrente nei bambini con DSA è infatti un basso livello di autostima accompagnato dalla paura di essere considerati “stupidi”, “pigri”, non adeguati, che determina una scarsa immagine di sé e bassi livelli motivazionali che possono anche sfociare in ansia e depressione. È comunque importante portare l’attenzione sul fatto che i bambini dislessici presentano molto spesso un quoziente intellettivo al di sopra della media, sono molto creativi e, se supportati in modo adeguato, abili nel trovare strategie adatte a compensare le loro difficoltà.

In generale i problemi che accomunano i soggetti a cui è stata diagnosticata una dislessia riguardano una lentezza nel recupero lessicale, la difficoltà ad acquisire terminologie specifiche, difficoltà nel testo scritto e nel prendere appunti.
Tutti punti, questi, che vanno considerati in ambito di apprendimento, in quanto per facilitare la vita scolastica di uno studente con un disturbo quale la dislessia è necessario concedergli più tempo per le verifiche, non forzarlo a leggere ad alta voce o copiare alla lavagna e favorirlo con metodi e strumenti a lui adeguati (si pensi per esempio alla difficoltà dell’apprendimento di una lingua straniera, soprattutto se non “trasparente” come l’italiano, dove esiste una chiara corrispondenza tra grafema e fonema). Ciò per agevolarlo nell’apprendimento e non esporlo in modo continuo a situazioni che generano ansia e che possono portarlo a creare una barriera emotiva che gli impedisce l’acquisizione di nuove competenze e lo spingono a sottrarsi ai compiti anziché reagire alla frustrazione e mettere in atto funzionali strategie compensative.

Per approfondimenti si consiglia la lettura del post Apprendimento dell’inglese e dislessia.