Si sente molto parlare di dislessia, ma quali sono le vere difficoltà che essa comporta nello studio di una lingua straniera e, soprattutto, quali sono le modalità di approccio che possono favorire chi presenta questo disturbo specifico di apprendimento?

Che cos’è la dislessia?

La dislessia è un disturbo specifico di apprendimento – DSA – insieme alla disgrafia, alla disortografia e alla discalculia.
Si tratta di disturbi che riguardano specificatamente alcuni processi di apprendimento e che coinvolgono l’abilità di lettura, di scrittura e di calcolo.
Ad oggi in Italia le persone con DSA sono tutelate dalla legge 170/2010, che indica appunto come poterle supportare in modo adeguato.

I disturbi di apprendimento si manifestano durante l’età evolutiva, ovvero nel momento in cui per il bambino inizia la sua scolarizzazione.
Non si tratta né di scarsa applicazione allo studio – come purtroppo fino a non molto tempo fa si riteneva – né di una conseguenza da traumi o da disturbi psicologici, quanto piuttosto di una neurodiversità.
Le persone con i DSA, quindi, non presentano capacità intellettive inferiori alla media. Anzi, in molti casi presentano un quoziente intellettivo superiore alla media e solitamente sono molto creative.

Nello specifico, la dislessia è quel disturbo dell’apprendimento che riguarda la lettura e a causa del quale il bambino non riesce a sviluppare gli automatismi utili a riconoscere i fonemi, ovvero le più piccole unità di suono delle parole.
Il bambino dislessico fatica a leggere, legge lentamente, confonde lettere simili, aggiunge o toglie lettere dalle parole che legge. A volte può non comprendere il testo appena letto.

Se è vero che una diagnosi di dislessia può esser fatta nei primi anni di scuola primaria, è anche vero che è possibile identificare alcuni “segnali” che potrebbero ricondurre a questo disturbo già nel periodo della scuola materna: per esempio la presenza di difficoltà nello sviluppo del linguaggio.
Intervenire per tempo con pratiche efficaci può senza dubbio aiutare.

La dislessia e lo studio della lingua inglese.

Come abbiamo visto, l’apprendimento del codice scritto rappresenta un ostacolo per il bambino con dislessia. Per questo motivo l’apprendimento di lingue straniere può risultare particolarmente faticoso.
Innanzitutto è bene osservare che le lingue non presentano tutte le stesse difficoltà, in quanto si differenziano anche in modo significativo nell’ortografia e nella struttura sillabica.
L’italiano, per esempio, è una lingua piuttosto semplice da leggere perché vi è una corrispondenza tra grafema (il segno che costituisce l’unità grafica minima) e fonema (l’unità minima che viene emessa dall’apparato fonatorio).
Non è così per tutte le lingue.

Ad esempio l’inglese non ha una netta corrispondenza tra lingua parlata e lingua scritta e per di più ha un alfabeto con 26 lettere con le quali si possono ottenere ben 45 suoni diversi, quando l’alfabeto italiano ha 21 lettere con cui si possono produrre solo 28 suoni.
L’inglese, infatti, viene definita una lingua “opaca”, ovvero con forte discrepanza tra la dimensione fonetica e quella grafica, e non a caso i bambini inglesi acquisiscono molto più tardi le abilità di letto-scrittura rispetto – per esempio – ai bambini italiani.
È ovvio quindi che una lingua non “trasparente” come appunto l’inglese possa essere fonte di sfide complesse per un bimbo dislessico e costituisca talvolta anche un compito arduo che può incidere negativamente sulla autostima.

Anche se l’apprendimento delle lingue straniere varia da studente a studente, è comunque necessario che vi sia una profonda comprensione da parte degli insegnanti dello stile personale di apprendimento di ogni bambino e ragazzo.
L’apprendimento dell’inglese da parte di un dislessico, infatti, non è impossibile, ma è opportuno sapere quali siano le risorse da poter attivare e come adeguare al meglio i materiali didattici.
Particolare attenzione va riservata alla comprensione delle difficoltà di ogni singolo bambino o ragazzo.

Per esempio, studenti con dislessia che privilegiano un apprendimento visivo potranno essere facilitati sia nello studio sia nella comprensione delle consegne da aspetti grafici del testo (immagini, schemi, mappe, risorse video e anche colori e caratteri diversi per evidenziare concetti o parole chiave).

Può essere proficuo utilizzare anche risorse audio oppure provvedere ad accorgimenti particolari come astenersi dal richiedere uno studio mnemonico, proporre valutazioni scritte modulate sulle possibilità dell’alunno e puntare, se possibile, più sulle valutazioni orali anziché su quelle scritte.
Ovviamente lo studente dislessico non può essere esonerato dallo studio di una lingua straniera, ma è possibile adottare misure compensative e misure dispensative personalizzate per aiutarlo nell’apprendimento.

Il metodo Pingu’s English, essendo studiato appositamente per mettere sempre il bambino al centro del processo di apprendimento, può essere l’ideale anche per quanto riguarda gli studenti dislessici.
Infatti un approccio ludico e multisensoriale come quello proposto dalle scuole Pingu’s English, con materiali sviluppati da specialisti sulla base delle abilità del bambino, può risultare di grande aiuto anche per i piccoli alunni dislessici.