L’Ottocento inglese ha contribuito in modo molto significativo alla letteratura, compresa quella per l’infanzia. Uno dei suoi esponenti più noti – da molti considerato il maggiore dell’età Vittoriana, se non uno dei maggiori di tutti i tempi – è Charles Dickens, che ebbe un grandissimo successo sia in vita, sia in seguito, ancora oggi ricordato in tutto il mondo per i personaggi nati dalla sua fantasia.

Nato nel 1812 a Portsmouth, Dickens non ebbe un’infanzia serena e, contrariamente a ciò che si potrebbe immaginare, non poté dedicarsi allo studio a causa delle sue condizioni familiari. Suo padre, infatti, venne incarcerato per debiti e lui fu costretto a lavorare fin da giovanissimo in una fabbrica di lucido da scarpe per dieci ore al giorno.
Affidato a una famiglia, dopo alcune tristi vicende e aver svolto vari mestieri (fa anche il praticante in uno studio di avvocati, lo stenografo, poi si avvicina al teatro come attore), inizia a occuparsi di cronaca per un quotidiano della sera, quindi a pubblicare in modo anonimo fino ad approdare nel 1836 al “Morning Chronicle”.

È qui che prende avvio la sua carriera di scrittore sagace e umoristico, con pubblicazioni periodiche che iniziano subito a catturare i lettori e li lasciano con il fiato sospeso di puntata in puntata. Si può infatti dire che sia Dickens, con il suo The Posthumous Papers of the Pickwick Club (I quaderni postumi del Circolo Pickwick) a dare avvio al fenomeno di pubblicazioni a dispense che ebbe in seguito molto successo.

Scrittore, ma anche reporter di viaggio e spesso impegnato in tour di letture pubbliche che lo vedono in giro per tutto il Paese, Dickens riesce a caratterizzare così bene i suoi personaggi tipici della società dell’epoca e a congegnare storie talmente realistiche, imperniate su una attenta satira sociale, da ispirare moltissima letteratura a lui successiva.
Basti pensare a A Christmas Carol, ancora oggi molto popolare e che continua ad attrarre registi, scrittori e illustratori.
Non da meno altre sue celebri opere, quali

  • Oliver Twist,
  • David Copperfield,
  • “Great Expectations” (“Grandi speranze”),
  • “A Tale of Two Cities” (“Racconto di due città”) ambientato tra Londra e Parigi,
  • il romanzo di critica sociale “Hard Times” (“Tempi difficili”),
  • il ben noto “The Pickwick Papers” (“Il Circolo Pickwick”)
  • e “Nicholas Nickleby”.

Un autodidatta, quindi, che ci ha lasciato quindici romanzi, cinque novelle, centinaia di racconti, articoli di saggistica, un ricco diario, che ha partecipato a moltissimi convegni e in modo molto attivo alla vita sociale del suo tempo, impegnandosi in campagne per i diritti dei bambini, per l’istruzione e altre riforme sociali.
Ancora oggi, infatti, il termine “dickensiano” si usa per indicare qualcosa che ricorda le atmosfere e i personaggi dei suoi racconti, ovvero cattive condizioni sociali e personaggi allo stesso tempo comici e ripugnanti.

Un esempio delle sue caratterizzazioni è il ben noto protagonista del Canto di Natale (“A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost Story of Christmas”, nel titolo originale), uscito per la prima volta nel 1843 con illustrazioni di John Leech e diviso in cinque capitoli (da Dickens chiamati “staves”), che racconta la storia di Ebenezer Scrooge, un anziano e avaro uomo d’affari londinese, che la notte di Natale riceve la visita del fantasma del suo ex socio e degli spiriti del Natale passato, presente e futuro.
Si tratta di uno dei racconti di Dickens che meglio rispecchia la sua critica alla società dell’epoca e ci ricorda il suo impegno nella lotta contro la povertà, l’analfabetismo e lo sfruttamento minorile e che lega i temi sociali con il suo gusto gotico.
Il racconto esce in un periodo in cui in Inghilterra si stavano riprendendo le antiche usanze del Natale e se ne stavano acquisendo di nuove, come quelle degli alberi di Natale, e ha tra l’altro il merito di aver consolidato alcuni aspetti del Natale e di quello spirito natalizio che ancora oggi conosciamo: le riunioni di famiglia, i cibi tradizionali, la generosità.

Innumerevoli gli adattamenti cinematografici – diversi dei quali anche in animazione – televisivi e anche fumettistici di quella che è una delle più commoventi storie del Natale che siano state mai scritte e che ancora continua a raccontarci in modo esemplare lo spirito del Natale.
Tra i molti adattamenti ricordiamo il recente film “Dickens, l’uomo che inventò il Natale” e anche il divertente The Muppet Christmas Carol.

Per quanto riguarda gli adattamenti fumettistici, ricordiamo su “Topolino” la storia “Canto di Natale” in cui Zio Paperone veste i panni del tirchio Scrooge, così come l’ispirazione per “Il Canto di Ferragosto” che vede come protagonista Lupo Alberto.